Basta un filo di vento by Franco Faggiani

Basta un filo di vento by Franco Faggiani

autore:Franco Faggiani [Faggiani, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi
pubblicato: 2024-08-01T13:50:18+00:00


PARTE TERZA

Dalla Lüna végia feci tutta la discesa a passo svelto, rischiando più volte di inciampare tra i sassi e le radici di traverso sullo stradello. Quando arrivai alle Case Cervi, dove c’eravamo dati appuntamento, Massino era già lì che mi aspettava, attaccato al cellulare, come al solito.

Salii sul fuoristrada dopo aver quasi scardinato la portiera.

«Che modi incivili! E che faccia da schifo!», disse dopo aver chiuso la conversazione.

«Lascia perdere, andiamo dai, non vorrei rimanere impantanato», ribattei allacciandomi nervosamente la cintura.

«Ma che hai? Dev’essere una cosa seria».

«Lo è. Ho preso una decisione sulla Conventina. Credo sia quella giusta ed era necessario arrivare al dunque».

Massino troncò il sorrisetto beffardo e fece addirittura tremolare le mascelle serrate.

«Era ora!». Mise in moto proprio quando le prime gocce iniziarono a scivolare contro i vetri. Poi respirò a fondo. «Perciò?».

«Vendo».

«Vendi…».

«Ho fatto, rifatto e strafatto i conti: ottantamila euro a ettaro, uno per l’altro, compreso quel che ci cresce sopra: vigna, grano, girasoli, ortaggi, vacche, bosco, fieno o grovigli di rovi. Solo così fanno circa ottantotto milioni di euro. Più la villa e le cascine».

«Bum».

«Già, bum. Naturalmente ho chiesto al compratore di continuare a far lavorare qui le nostre famiglie e lui mi ha subito rassicurato: chi vuol restare sarà ben gradito e tutelato».

«Mah, tu ci credi?».

«Certo. Perché, tu no?».

«Sei davvero ingenuo, un credulone, oppure mi prendi per i fondelli. Chi accidenti vuoi che resti? Nessuno. Nessuno si fiderà di qualcuno che non sia un Bajocchi. Neanche se quelli daranno mille garanzie scritte. E, se anche fosse, te li vedi i nostri seguire le regole imposte da un agronomo che non è di qui? Prendere ordini da un enologo di Bordeaux o da un consulente che se ne sta chissà dove, dietro una scrivania, e che probabilmente non vedranno mai in faccia? O a fare i giardinieri o i camerieri a bordo piscina? Vedere le case affittate o vendute agli stranieri? Star lì a guardare la gente che gioca a golf dove c’erano i loro campi?».

«Ci ho pensato; oltre ai soldi che l’azienda deve loro di liquidazione, ho deciso di lasciare un extra di cinquecentomila euro a famiglia, una donazione, mettiamola in questo modo, così potranno fare quello che gli pare».

«Bum bum», sparò Massino irrigidendosi con tutto il corpo. Poi aggiunse: «Adesso che hai deciso, posso dire quello che penso?».

«E se ti dicessi di no?».

«Vaffanculo, Grego. Qui non si tratta di ritirarsi in un cantone a coltivare l’orto e il frutteto di casa con le spalle ben coperte per i mesi e gli anni a venire. Lo sai che se chiedi: “Ma tu chi sei?”, a uno dei ragazzi di qui, lui ti risponde: “Sono figlio di tal dei tali, della Conventina!”. Lo dice pure con un guizzo d’orgoglio. Qui c’è l’identità, l’appartenenza. C’è la partecipazione convinta a un’impresa che credono immortale. La Conventina per molte famiglie è un’arca, è una nave spaziale capace di affrontare tempeste cosmiche. E loro ne sono l’equipaggio scelto…».

«Sì, lo capisco, ma le scialuppe di salvataggio che offro mi sembrano solide. E poi, Masso, niente è per sempre e questa non mi pare la brutta fine di un periodo lungo e felice.



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